La fibromialgia è una sindrome cronica caratterizzata da una combinazione di sintomi diffusi ed importanti che colpiscono i muscoli e il tessuto connettivo fibroso (legamenti, tendini e muscoli).
Negli ultimi anni, la fibromialgia è stata al centro di crescente attenzione. Sempre più pazienti, soprattutto donne tra i 30 e i 60 anni, ricevono una diagnosi che fino a pochi anni fa era spesso ignorata o fraintesa.
Spesso viene definita “invisibile” perché non lascia segni evidenti agli esami di laboratorio o strumentali. Ciò contribuisce alla difficoltà diagnostica e a una lunga attesa prima di ricevere una diagnosi certa.
Come patologia è unica nel suo genere, poiché coinvolge più sistemi dell’organismo, e può avere molteplici cause o concause, tra cui:
- squilibri ormonali;
- alterazioni nei neuro trasmettitori;
- predisposizione genetica;
- componenti infiammatorie e immunitarie.
Questo insieme di elementi rende la fibromialgia una sindrome complessa da riconoscere e da trattare, ma anche molto personale, perché ogni paziente può presentare sintomi e reazioni differenti.
Tra i sintomi più frequentemente riscontrati:
- dolore muscoloscheletrico cronico diffuso;
- tensione e rigidità muscolare;
- stanchezza persistente;
- disturbi del sonno;
- disturbi dell’umore;
- difficoltà della concentrazione;
- perdita della memoria a breve termine;
- disturbi gastrointestinali;
- cefalee;
- formicolii;
- ipersensibilità a suoni, luci, odori, caldo/freddo.
Oggi la fibromialgia è ufficialmente riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e sempre più specialisti sono formati per aiutare chi ne soffre.
Anche se non esiste ancora una cura definitiva, la fibromialgia può essere gestita attraverso un approccio integrato che combina:
- attività fisica dolce e regolare (come yoga o nuoto);
- terapie farmacologiche mirate;
- supporto psicologico e gruppi di auto-aiuto;
- tecniche di rilassamento e mindfulness.
Quando si convive con la fibromialgia, la cosa più importante è non sentirsi soli: parlare con il proprio Medico curante, condividere l’esperienza con altri pazienti e accedere a fonti affidabili di informazione può fare la differenza.